CAMPO DI INDAGINE DEI CLASSICI
- Maturò così la convinzione che esiste una capacità di adattamento dei soggetti sociali al cambiamento anche radicale delle condizioni circostanti.
- carattere sempre più anonimo e impersonale della parti sociali
L'APPORTO DEI CLASSICI
I più importanti sociologi di quel periodo affrontarono in vario modo queste problematiche offrendo efficaci chiavi di lettura della società industriale e anche degli aspetti più caratteristici.
Una generazione di autori che sono considerati oggi i classici della sociologia sono:
- émily durckheim,
- Max Weber,
- Vilfredo Pareto,
- Georg Simmel
Innanzitutto i classici hanno elaborato un apparato concettuale specifico, cioè un certo numero di termini e concetti che vengono impiegati da tutti i sociologi, indipendentemente dalla corrente di appartenenza o dal approccio interpretativo utilizzato per descrivere determinati fenomeni di rilevanza sociale particolarmente diffusi.
In secondo luogo hanno portato ad una autonoma riflessione metodologica. Sicchè la sociologia dopo un certo periodo, ha cessato di essere una disciplina di matrice filosofica e ha potuto ritagliarsi uno spazio nell'ambito delle scienze empiriche.
In terzo luogo essi hanno circoscritto un campo di ricerca definito, cioè una serie di tematiche divenute canoniche, che formano il nucleo stabile della ricerca sociologica e da cui si distinguono altre tematiche da considerare più particolaristiche, legate all'individualità dello studio che le ha prese in esame o alla condizione storica di un certo Paese oppure di una certa epoca.
Si è maturata la consapevolezza della autonomia specifica della sociologia nei confronti delle ricerche economiche, psicologiche o politiche.
Emily Durkheim
Studia le grandi trasformazioni che alla fine del XIX secolo, interessano la società europea in particolare quella francese, in cui egli vive. Egli vuole soprattutto comprendere le forze che tengono coesa una società, impedendo gli interessi dei singoli di entrare in conflitto e provocarne la disgregazione. A tali forze e gli dà il nome di solidarietà.
SOCIETà PRE-INDUSTRIALE
Con le trasformazioni avvenute nella società europee con l'industrializzazione, egli nota che le forze di coesione sociale sono almeno di due tipi.
Nella società pre-industriale, le persone vivevano i gruppi relativamente piccoli e indipendenti gli uni dagli altri, nei quali venivano svolte tutte le funzioni indispensabili alla conservazione di quella stessa società. (La trasmissione dei valori del sapere che consentono a un individuo di diventare parte integrante della collettività e così via). Le attività umane non erano altamente specializzate, ma tutti sapevano destreggiarsi in mansioni diverse,in un contesto simile il legame interpersonale che si instaura tra i membri di una collettività era un legame per somiglianza, dovuta al fatto che:
- gli individui non differivano significativamente gli uni dagli altri, ma svolgevano attivi tà analoghe,
- provavano sentimenti affini
- avevano scale di valori uguali
- seguivano gli stessi modelli di comportamento
- partecipavano ai medesimi riti religiosi
Nella società industriale, invece l'elevata specializzazione del lavoro e la concentrazione delle persone su territori ristretti come quelli urbani finiscono per modificare anche la struttura dei rapporti sociali. Il legame interpersonale pur trasformandosi radicalmente non viene meno, permettendo così alla società di svolgere tutte le funzioni vitali. Ora queste diverse funzioni non vengono svolte nello stesso luogo e dalle stesse persone, ma da persone diverse con competenze diverse e in luoghi diversi.
- Nella società industriale il vincolo sociale, ha dunque caratteristiche diverse dalla preindustriale solidarietà meccanica.
Si tratta di una forma di coesione basata non più sulla somiglianza ma sulla differenziazione degli individui, e quindi sul loro essere complementari gli uni agli altri.Per questa ragione la chiama solidarietà organica per analogia con legame che unisce I differenti organi di un corpo vivente.
Un legame basato sulla complementarietà e sulla specializzazione delle funzioni.
Quando la solidarietà viene meno infatti si produce c'è che Durkheim chiamano anomia, ovvero una situazione di carenza delle norme sociali che, come sappiamo, sono le principali manifestazioni tra i legami tra le persone. Non è una condizione desiderabile, perché comporta la difficoltà ad istituire relazioni fluide e naturali con gli altri.
L'anomia è dunque un fattore di disgregazione della collettività.
Durkheim ha studiato attraverso un'accurata indagine su base statistica. La messe di dati di riferimenti empirici raccolti è stata convogliata nel volume il suicidio, considerato un classico della sociologia. Studiando i casi empirici, Durkheim individua tre ragioni per cui un soggetto può togliersi la vita La prima è
- il suicidio di tipo altruistico.
- Il suicidio egoistico
- Il suicidio anomico
Lavorando sul suicidio, durckheim si misura con un tema che storicamente è sempre stato e di stretta pertinenza della psicologia e della psichiatria, mostrando come esso sia analizzabile anche da un punto di vista sociologico. Il fattore rilevante che dà origine alla triplice distinzione del suicidio, infatti è il grado di integrazione del singolo nella società.
Cominciamo a considerare i suicidi suggerisce Durkheim non come una serie di avvenimenti privati, senza nessuna connessione gli uni rispetto agli altri ma come eventi accaduti, da una stessa società in una precisa unità di tempo.
- Ogni società in ogni momento della sua storia, a una caratteristica attitudine al suicidio.
RELIGIONE CHE INCIDE SUL GRUPPO SOCIALE.
In un'opera della tarda maturità, ''le forme elementari della vita religiosa'', Durkheim difica in parte la propria posizione e mette l'accento sulla funzione coesiva non più della divisione del lavoro, ma della religione. A prescindere dai singoli credo e dai personali orientamenti materia di fede, tutte le religioni presentano elementi comuni, tanto quelle dei popoli primitivi quanto quelle più evolute. Ognuna di essa ruota intorno al sacro contrapposto al profano. Il sacro e ciò che implica separazione. Quindi si crea un fondamentale parallelismo tra la vita sociale e quella religiosa.
Tutte le società hanno visto nascere loro interno le esperienze religiose e l'idea del sacro. Perciò è difficile immaginarsi, dice Durkheim, che si tratti di idee e concetti del tutto illusori. Ma in quanto religioni hanno mancato di riconoscere il vero volto di questo realtà trascendente, che non è una divinità del tipo dell'altro, ma è la società stessa. Nella visione di Durkheim la società non solo trascende la coscienza individuale, ma con la sua forza collettiva e anche ciò che la plasma, cioè che plasma idee concetti visioni che a noi sembrano personali, ma in realtà non lo sono.
- ''Non basta che siano veri per essere creduti, ma devono essere creduti per poter apparire veri. ''
Insomma, la società di Durkheim osserva intorno a se è qualcosa che sovrasta i suoi membri. Queste ultime non sono a fare della sociologia, ma della psicologia. La società esterna individui coercitiva nei loro confronti come dimostrano due considerazioni che si possono fare.
- La società forma individuale fin dalla nascita comunicando di una serie di comportamenti tipici ed i valori tradizionali che egli non sarebbe in grado di iventare autonomamente.
- Le istituzioni sociali hanno una durata è una continuità che superano di gran lunga la vita di coloro che ne fanno parte, e non ne vengono scalfite.
La società e dunque percepita dell'individuo come esterna, nel senso di indipendente, non riducibile prodotti della sua coscienza della sua volontà. Queste considerazioni portano Durkheim a concludere che la società, come le sue istituzioni, non è il risultato di una semplice somma degli individui che la compongono, delle loro aspirazioni dei loro comportamenti, ma è una realtà specifica con caratteristiche e leggi proprie.
Se la società non è la somma dei comportamenti degli individui che la compongono, ma esterne coercitiva, ciò che accade in essa non può essere spiegato come la conseguenza di azioni e scelte individuali.
Durkheim chiama tutti questi fatti sociali sottolineando in tal modo che essi sono qualcosa di indipendente deducibile la volontà individuale.