PEDAGOGIA

 


                                                        


Il fulcro dello studio e dell'insegnamento era costituito da l'ormai tradizionale lettura di testi, scelti per la loro autorevolezza, e dalla disputa che, da un certo momento in poi costituì il carattere specifico di quel metodo scolastico che, più di ogni altro elemento, contraddistinse la cultura dell'epoca, in particolare quella che veniva a formarsi nelle scuole e università. La lettura veniva considerata dai medievali come l'attività principale dell'apprendimento infatti Ugo di San Vittore nel suo didascalicon afferma che l'inizio del sapere si trova nella lettura. Leggere significava così riconoscere un'autorità così detti dai medievali le auctoritates ovvero insiemi di proposizioni medianti le quali si delineava un'opinione l'argomentazione in tal caso era tutta volta a mostrare la coerenza o la deducibilità, di determinate affermazioni da enunciati e dottrine che non potevano essere messi in dubbio e fungevano dunque da Norma e criterio del ragionamento. La lettura di un testo comportava un analisi della struttura di esso, volta alla suddivisione in parti ognuna delle quali era, a sua volta, ridotta a porzione di testo sempre più piccole, fino ai singoli enunciati, al fine di ottenere una chiarezza sempre maggiore e conseguire una conoscenza sicura. Ciascuna parte veniva esposta e commentata, in modo da far risaltare la struttura grammaticale è il significato dei termini usati spiegando poi le parole difficili e fornendo anche le informazioni più indispensabili non che l'intenzione dell'autore. Ugo di San Vittore ha delineato tre forme della lettura in USA nelle scuole Uno era per il docente l'altro per uno studio personale e l'altra ancora per lo studente

La lettura non era l'unica forma di insegnamento presente a quel tempo infatti era compito del maestro quello di far lezione, di predicare e disputare.

La disputa rappresentava il momento più importante e segnava il passaggio dalla argomentazione sulla base dell'autorità alla dimostrazione per mezzo della ragione.

La disputa inizialmente era breve poi con il tempo divenne il momento più importante nel lavoro comune di Mestre e allievi, poiché era un momento di discussione durante il quale si cercavano di risolvere, i contrasti, e gli interrogativi e passaggi critici di un autore i cui testi venivano sottoposti a un rigoroso esame. Possiamo e immaginare la disputa come ad il  momento che viene al tempi nostri dedicato alla fine della lezione dove i professori rispondono alle domande degli alunni sull'argomento svolto.

L'evoluzione del ruolo del maestro, nella cultura pedagogica medievale, è di grande rilevanza infatti esso non veniva considerato come portatore di una visione personale del mondo, ma veniva collocato in una tradizione di cui Esso intendeva essere voce e che offriva attualizzando la ai giovani.

Anche nei metodi la funzione del maestro fu oggetto di attente considerazioni. Avendo spesso a che fare con studenti indisciplinati e gli doveva saper dosare la severità ma allo stesso tempo la dolcezza, benevolenza è rigore. Nell'epoca della pedagogia medievale c'era l'uso della punizione corporale. Anche se non tutti erano d'accordo con questo metodo come ad esempio Anselmo che si opponeva decisamente all'uso di queste punizioni e rimproverava coloro che vi ricorrevano mostrando l'inefficacia. infatti, secondo lui infatti il maestro piuttosto, deve seguire le inclinazioni dell'alunno, permettendogli di crescere e di svilupparsi, correggendo lo e sostenendolo, e valorizzando  sempre la sua liberta.

Il maestro secondo Tommaso d'Aquino: 

Tommaso



 analizza il rapporto maestro-discepolo sotto l'aspetto del conoscere e intende rispondere al problema si sale a sto si realizzi interamente nel l'integrità del soggetto o possa essere indotto o causato da altri ovvero se un uomo possa insegnare a un altro uomo. Tommaso sostiene, che gli esseri umani posseggano una capacità causativa e che, sebbene dipendano, nel loro essere e nel loro esistere, dalla volontà di Dio non siano inutili. Gli uomini sono infatti simili a Dio è in virtù di questo somiglianza e si può sostengono proprie azioni e il loro posto non può essere preso né da Dio né, come sostenevano dottrine collegate al pazzo nismo dà delle idee o forme sostanziali fuori dalla realtà sensibile. Lui credeva che bisognasse superare questo scoglio per affrontare la questione del maestro. Infatti se Alessio Romano virgolacom essere creato, fosse stata negata la capacità di causare qualcosa, allora anche il problema del maestro sarebbe stato immediatamente e negativamente risolto ovvero che nessuno può insegnare qualcosa un altro individuo. Tommaso infatti era in sintonia con la sua visione filosofica antropologica che riteneva  che ogni  è essere umano forse da considerarsi come un soggetto autonomo, con una propria identità individuale.